LA FESTA
La festa di San Michele è l’ultima grande festa che chiude il ciclo delle festività palazzolesi.
La festa inizia il 28 settembre con la “ Sciuta ra cammira” ovvero la svelata del Santo tra le invocazioni osannanti dei devoti e la celebrazione dei Vespri.
Il giorno della festa ricorre la prima domenica dopo il 29 settembre, giorno della festa liturgica.
La Vigilia apre i festeggiamenti con l’annuale raduno degli Sbandieratori e Musici, seguito dal tradizionale Giro di Gala con il labaro, gli stendardi, le bandiere e i corpi bandistici che sfilano per le vie dalla città.
Nella serata della vigilia si svolge il Festival Voce dei piccoli. Conclude la serata lo spettacolo piromusicale.
La Domenica, la festa, è annunciata dal suono festoso delle campane e dallo sparo di 21 colpi a cannone. Seguono le celebrazioni eucaristiche, cinque la mattina e una solenne la sera, il giro di gala, e il lancio delle tradizionali Mongolfiere .
Il momento più importante della festa è la spettacolare “SCIUTA” delle ore 13.00, quando il simulacro dell’Arcangelo Michele, esce dalla Chiesa portato a spalla nuda dai devoti, tra il suono festoso delle campane, lo sparo di bombe, il lancio di nzareddi (strisce di carta e volantini colorati) e percorre in processione le vie del centro. La processione è caratterizzata dalla partecipazione di molte donne che a piedi scalzi, in segno di devozione, seguono in preghiera il simulacro e dall’offerta dei bambini nudi presentati al santo.
Durante la sera dei festeggiamenti si assiste allo spettacolo di musica e cabaret, seguito dalla processione serale per le vie della città e si conclude con un fantasmagorico spettacolo pirotecnico.
La statua del Santo rimarrà esposta al pubblico per tutto l’ottavario.
Durante l’ottavario, ogni giorno, viene recitata la corona angelica e le celebrazioni eucaristiche sono animate da un predicatore esterno.
La domenica dell’Ottava è caratterizzata dall’uscita serale del Santo e dalla processione per le vie del paese. Durante la processione si assiste alla suggestiva discesa di via Grotte seguita dall’ingresso del simulacro in Chiesa Madre dove si svolge un momento di preghiera.
La festa si conclude con l’Atto di Affidamento a San Michel Arcangelo e la Velata del simulacro.
TRADIZIONI
- Fino a circa quarant’anni fa per la festa di San Michele si svolgeva una grande esposizione con la vendita al pubblico della caratteristica ceramica di Caltagirone.
- “La Fiera”. Durante i giorni della festa si teneva presso la piazza di suddetta Chiesa una tradizionale fiera, concessa per la prima volta nel 1588 da D. Francesco Santapau Barone di Palazzolo.
Dal 7 al 15 Maggio si svolge la Festa di Maggio.
Il Culto
San Michele è uno dei tre arcangeli riconosciuti dal Cristianesimo, insieme a Gabriele e Raffaele. Figura emblematica che attraversa la storia d’Europa e non soltanto, è stato oggetto di culto e venerazione anche da parte di altre professioni di fede come l’Ebraismo e l’Islam. Santo popolarissimo, molto venerato in Italia, la chiesa cattolica lo festeggia il 29 settembre. Considerato il patrono della Chiesa Universale, è patrono di numerose città, protettore degli infermi e dei paramedici, delle Forze dell’ordine, dalla Polizia ai marinai, dai paracadutisti ai vigili del fuoco, dei radiologi e farmacisti, dei maestri d’armi. Il suo nome in ebraico Mi-ka-El significa “Chi come Dio?” ed è considerato l’Arcangelo per antonomasia, poiché è colui che comanda gli altri angeli; dal greco άρχειν, comandare e άγγελος, messaggero, si riferisce appunto al suo essere a capo degli altri angeli e occupa le sfere più elevate nelle gerarchie angeliche. Nella tradizione cristiana è colui che sconfigge Satana. Citato cinque volte nella Bibbia, sempre come capo supremo dell’esercito celeste e avversario del demonio. Di lui si parla nel capitolo XII del libro dell’Apocalisse, dove San Michele è presentato come avversario del demonio e vincitore della battaglia contro Satana e i suoi sostenitori:<< scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano con il dragone; il drago combatteva insieme con i suoi angeli; ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo>>. Ecco come Michele, capo degli angeli, dapprima accanto a Lucifero alla guida delle milizie divine, si separa da questo e dagli angeli a lui devoti, per rimanere fedele a Dio; mentre Lucifero e le sue schiere furono cacciati negli inferi. Michele fece della guerra contro Satana la ragione della sua esistenza, perseguitandolo attraverso i millenni, difendendo l’umanità dalle sue insidie.
Per questo motivo è considerato il difensore del popolo di Dio, il vincitore della lotta del bene contro il male. Infatti nel 1949 Papa Pio XII lo ha proclamato protettore delle forze dell’ordine, in omaggio alla lotta che il poliziotto combatte quotidianamente al servizio dei cittadini. Il culto dell’arcangelo Michele è di origine orientale. L’imperatore Costantino I, quando dal 313 d.C. concesse la libertà di culto ai cristiani, gli tributò una particolare devozione, fino ad erigere un enorme santuario dedicato all’arcangelo: il Micheleion. Alla fine del V secolo il culto si diffuse rapidamente in tutta Europa, grazie proprio ai bizantini. La prima basilica dedicata all’arcangelo è quella che sorgeva su di un’altura al VII miglio della Via Salaria, ritrovata dalla Soprintendenza archeologica di Roma nel 1996; il giorno della sua dedica, officiata con ogni probabilità da un papa prima del 450, ovvero il 29 settembre, è rimasto fino ad oggi quello in cui tutto il mondo cattolico festeggia San Michele. La basilica fu meta di pellegrinaggi fino al IX secolo, quando il riferimento geografico della festa del 29 settembre risulta trasferito al santuario sul Gargano, sede dell’apparizione dell’arcangelo. Secondo la tradizione, l’arcangelo sarebbe apparso a San Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto l’8 maggio 490, ed indicatagli una grotta sul Gargano, lo invitò a dedicarla al culto cristiano. In quel luogo sorge tutt’oggi il santuario di San Michele Arcangelo o Celeste Basilica. In Occidente inoltre la sua diffusione si deve in gran parte ai Longobardi, ai quali, una volta convertiti, piacque la figura di San Michele poiché incarnava le virtù guerriere di Odino. In Oriente San Michele è venerato con il titolo di “archistratega”, che corrisponde al titolo latino di princeps militiae caelestis ovvero principe delle milizie celesti.
Nell’iconografia sia orientale che occidentale San Michele è rappresentato come un combattente con armatura, spada o lancia, e sotto i piedi il dragone simbolo di Satana. Tuttavia poiché il culto di San Michele è nato in Oriente, in ambito bizantino, molto spesso lo troviamo raffigurato con eleganti vesti da dignitario bizantino, abbigliato con clamide purpurea o lòros imperiale, con in mano il labaro.
Rispetto all’iconografia bizantina, quella occidentale predilige il San Michele presentato nell’Apocalisse, il guerriero celeste, il principe in armatura che con le sue ali spiegate guida gli eserciti celesti contro il Male.
Le preghiere che vengono rivolte a San Michele Arcangelo sono soprattutto richieste di aiuto e di protezione. A lui ci si affida nelle avversità quotidiane, ma anche in vista del Giudizio finale. Lo si invoca come guida, protettore, come scudo contro il male e sostegno. Una preghiera in particolare merita attenzione. È quella scritta nell’ottobre del 1884 da Papa Leone XIII, in seguito a una visione spaventosa in cui il Diavolo minacciava di distruggere la Chiesa e San Michele si ergeva in suo difesa. Leone XIII impose che questa preghiera fosse recitata al termine di ogni messa, e la inserì tra gli esorcismi più potenti.
Iconografia
La statua di San Michele Arcangelo è in legno, alta 190 cm, di autore ignoto, si data al XVI secolo. Dalla lettura dei documenti d’archivio è possibile conoscere la storia del simulacro e i processi di restauro subiti. La chiesa nel 1573 era aperta al culto. Vi si celebravano le sante messe e sicuramente doveva esserci un’immagine del santo; quella stessa immagine dinnanzi alla quale nel 1621 fu celebrata una santa messa dal Sac. Giovanni Catalano. Nel 1657 per volontà del Sign. Paolo Calendoli fu acquistato oro e argento per indorare la statua di S. Michele e l’anno successivo, il 30 maggio 1658, fu commissionata al barone della città di Vizzini Bartolomeo il lavoro di indoratura della statua di legno di S. Michele. Successivamente nel 1684 è testimoniata un’ulteriore opera di indoratura della statua. Molto probabilmente dunque quell’immagine di San Michele davanti alla quale si celebrò la santa messa del Sac. Catalano era l’attuale statua di San Michele Arcangelo. Durante la processione serale del 5 ottobre 1986 un grave incidente, causato da un filo elettrico, danneggiò la statua.
Fu quindi necessario un intervento di restauro. L’incarico fu affidato a Giuseppe Bennardo, che alla fine presentò un’accurata relazione del lavoro svolto. Da questa relazione è emersa come la mancanza di iscrizioni o indicazioni particolari non ci permetta di conoscere né l’autore né l’epoca; tuttavia dallo studio compiuto durante le varie fasi di restauro è possibile affermare che si tratta di una statua di pregevolissima fattura, realizzata da un grande maestro. Invece per quanto riguarda l’epoca, sulla base dello stile cinquecentesco e delle fattezze del viso e dei capelli, la si può far risalire tra la fine del XV secolo e il primo decennio del XVI. Successivo è senza dubbio il basamento, mentre di epoca assai recente è la figura del diavolo databile ai primi decenni del 900. Di notevole interesse sono poi le pietre che vi sono incastonate. Quella che è al centro del collare è uno smeraldo mentre quella posta al centro della cintura è ametista, le rimanenti sono semplici vetri colorati.