Festival voce dei piccoli edizione 2024
Se vuoi partecipare al festival o vuoi avere maggiori informazioni sul regolamento scarica i moduli.
La Genesi del Festival
Lo sapevate che un primo Festival fu organizzato nel mese di maggio? Ebbene sì l’inizio di questa grande avventura fu una piccola manifestazione
nel salone parrocchiale per far stare insieme i giovani e le famiglie, cantando e divertendosi. Un’idea che ben presto trovò spazio nella programmazione
della festa di San Michele. E tutto questo si deve solo ad una persona: Vittorio Lozito. Quando ho iniziato il giro delle persone da intervistare
per la stesura di questa pubblicazione, il suo era il primo nome della lista. E quando l’ho incontrato mi ha davvero stupita. Perché Vittorio Lozito,
nella sua semplicità, è ancora una memoria storica della parrocchia e dei suoi più importanti eventi.
Mi ha accolto con alcuni fogli in mano, in cui c’era scritta di suo pugno, rigorosamente a mano e con una grafia molto chiara, la storia della nascita del Festival. Questo affinché resti un ricordo di ciò che avvenne cinquant’anni fa e che in pochi realmente conoscono. “Il Festival è nato da una mia idee –sottolinea -.
Avevo fatto una lunga esperienza dai Salesiani di Modica, tra i giovani dell’oratorio.Lì ogni anno si faceva una gara canora per i bambini e tornato a
Palazzolo cercai un modo per fare la stessa manifestazione anche qui. A quel tempo mi occupavo del gruppo degli scout. E così organizzammo quell’evento. E fu un grande successo. Per questo dopo pensai di proporre l’idea al comitato dei festeggiamenti di San Michele.
Fui invitato ad una riunione e lanciai la mia proposta. Trovai molto scetticismo, perché bisognava trovare il modo di
come coprire le spese per l’organizzazione della rassegna. Ma poi arrivò il via libera e l’appoggio anche del parroco, don Sebastiano Baglieri. E
così nacque il “Festival voce dei piccoli, Coppa San Michele” aperto ai ragazzi di Palazzolo e che comprendeva tre fasce di età. La quota di partecipazione
era di 300 lire”. E così con l’aiuto di un complesso composto da Arturo Tanasi, Paolo Salemi, Mario Monaco, Giuseppe Spagnolo e Salvatore Leone, iniziarono le prove dopo ferragosto.
Il primo Festival fu presentato da Santo Gallo, che faceva parte del comitato. Il vincitore di quella prima edizione fu Luigi Faraci con la canzone “Io
vagabondo”. “Per dieci anni ho continuato a occuparmi del Festival – aggiunge Lozito – poi dovetti lasciarlo”. Ma lui aveva tante idee per far crescere
la manifestazione. “Volevo allargare la sfera del Festival a livello provinciale – spiega – e poi che iprimi tre classificati avessero la possibilità di partecipare
alle selezioni dello Zecchino d’oro”. Lozito ricorda i tanti giovani che si sono esibiti negli anni come Silvia Salemi, che poi ha raggiunto il
successo a livello nazionale. Per lui sono tanti i ricordi legati a questa manifestazione, che resta nel suo cuore.
E dopo l’intuizione di Vittorio Lozito, negli anni sono stati tanti gli organizzatori della rassegna. Da giovanissimi hanno messo piede in parrocchia e hanno dato il loro contributo per la riuscita della festa. Ma soprattutto avevano le idee chiare anche su come il Festival potesse crescere e diventare una manifestazione di successo. Gli ostacoli e le difficoltà di certo non sono mancati. Innanzitutto le poche risorse a disposizione, ma anche la necessità di mettere insieme tante persone che la pensavano diversamente. Tanti i momenti importanti: dalle prime edizioni sul sagrato della chiesa alla scelta di usare il palco.
“Il Festival in questi anni è cambiato – racconta Nello Costa – nato come manifestazione nel salone parrocchiale, adesso è cresciuto. Io dopo tanto tempo mi sono messo da parte e ho lasciato il testimone ad altri. E sono molti quelli che hanno contribuito a far crescere la manifestazione, come Enzo Giompaolo, che ci diede lo spunto per la collaborazione con il Coro di Ragusa. E questo è stato un salto di qualità. Ha portato tanti giovani ospiti e si è esteso ad altre città. Certo sarebbe bello che ci fossero più giovani palazzolesi, magari coinvolgendo quelli che fanno parte di questa scuola di canto che è nata da poco”. Nello Costa in questi anni ha poi promosso il raduno degli sbandieratori, un’iniziativa che accompagna la festa di settembre e che vede coinvolti diversi gruppi provenienti da varie parti d’Italia. Ma resta forte il legame con il Festival. “Ricordo tanti momenti belli – aggiunge – come le esibizioni di Silvia Salemi, Dave Monaco, Mariacristina Gionfriddo, Anastasia Tranchina, che hanno iniziato con il Festival e sono andati avanti nella passione per la musica”. Nello Costa sottolinea che nel tempo si è cercato sempre di mantenere la genuinità della manifestazione, scontrandosi spesso anche con i genitori che non accettavano i risultati finali. Qualcuno avrebbe pure tentato, e questo lo hanno detto in tanti, di provare a corrompere gli organizzatori per un migliore piazzamento dei propri figli alla premiazione finale. Costa ricorda anche i tanti presentatori che si sono alternati sul palco: da Santo Gallo, il primissimo, a Enzo Monaco, a Salvo La Rosa, da Mimmo Contestabile fino a Ruggero Sardo.
Lui è stato invece uno dei tanti organizzatori del Festival che, per tanto tempo, ha affiancato Vittorio Lozito. Enzo Giompaolo non vive da anni a Palazzolo, ma quando può torna per la festa proprio per poter assistere alla manifestazione. “Ricordo che c’era grande euforia, fermento, durante la fase di preparazione – sottolinea – il complesso che preparava le prove, i genitori. Ho aiutato Vittorio per anni e qualcuno ha pensato che fossi stato io a inventare il festival. Invece, ci tengo a chiarirlo, è stato lui. L’idea fu sua. Ho tanti ricordi belli di quel periodo”. Un aneddoto che ricorda fra tutti la vittoria di una bambina figlia di un barbiere che stava vicino la chiesa di San Michele “era piccolissima e intonatissima e quando vinse fu un orgoglio per tutta la sua famiglia”.
Dal suo sguardo d’eccezione Enzo Giompaolo prova a suggerire qualche proposta per provare ad estendere la manifestazione “oltre i confini della parrocchia”. “Penso magari al coinvolgimento delle tv private – dice – che potrebbero trasmettere la manifestazione. Abbiamo un Festival che è vecchio come lo Zecchino d’oro. Sarei felice di dare un contributo. Ora magari sono più libero e potrei dare una mano. Bisogna farlo uscire dal livello cittadino, farlo decollare. Per le potenzialità che ha, va incrementato”.
Occupa un ruolo di primo piano, nell’organizzazione del Festival, anche Luigi Faraci. Se non altro perché fu lui il primo vincitore della rassegna, con quella canzone “Io vagabondo” che è rimasta nella storia della manifestazione.
La tradizione del Festival
Non c’è Festival senza organizzatori, ma non c’è Festival senza cantanti. E son loro i protagonisti assoluti di questa manifestazione che negli anni hanno partecipato con entusiasmo, ironia e soprattutto con tanta voglia di divertirsi. E così che a distanza di anni, parlando con alcuni di loro, tornano alla memoria i momenti più belli trascorsi nel quartiere di San Michele. Le lunghe giornate nel salone parrocchiale a fare le prove, quella sana competizione che nasceva tra di loro, fatta anche di piccole gelosie; la voglia di partecipare ogni anno. Perché “Cantare a San Michele”, per chi lo aveva fatto una volta, era ormai diventata un’abitudine. Non si poteva mancare ad ogni nuova edizione. Negli anni Settanta sono stati in tanti a calcare quel palco, prima quando era sistemato sul sagrato della chiesa e poi sulla piazza. Da Luigi Faraci a Olivia Lanza, da Marinella Boccaccio a Maria Clara Colosa, Danila Vendetti, e ancora Giovanna Salustro, Emilia Nigro, Maria Paola Alì, Giusy Leone, Paola Rizza. E poi le sorelle Briganti, Silvia Salemi e a seguire con loro negli anni Ottanta Simona Zammitti, Salvo Nieli, Andrea Giliberto, Francesca Gallo. Fino a chi ha scelto di vivere di musica come Dave Monaco o Mariacristina Gionfriddo, Martina Lomagro. E i giovanissimi partecipanti, degli ultimi anni, Anastasia Tranchina che ha anche portato il nome di Palazzolo allo Zecchino d’oro, a Melania Pisello, Federica Giangravè, Nadia Donetti.
Alcuni di loro ci hanno raccontato come hanno vissuto quei momenti. E a ogni telefonata o incontro con loro sono riaffiorate le emozioni, le lacrime hanno rigato qualche volto, perché il Festival ha fatto parte della vita di ogni partecipante, custodisce un posto nel cuore di ognuno, un posto magico che difficilmente verrà dimenticato.
“Ho partecipato al Festival cantando “Più ci penso” e “Sessantaquattro anni” – racconta Olivia Lanza – e poi sono stata ospite fuori concorso. Mi ricordo che per noi era una cosa bella. Vivevamo nel quartiere, giocavamo nei cortili, ci conoscevamo tutti e frequentavamo la zona. Così venni a conoscenza di questa manifestazione e siccome a me piaceva cantare andai a casa e chiesi i soldi per iscrivermi. Quindi lo feci da sola. Certo ora i tempi sono cambiati, non esistono neanche i giochi nei cortili. Per noi era diventato un appuntamento importante e non si poteva mancare”. Era quindi un modo per divertirsi, cantando insieme, soprattutto con il complesso durante la fase delle prove. “Mi ricordo che un anno – spiega Olivia Lanza – il palco era sulla scalinata della chiesa, ed eravamo seduti tutti dietro e c’era un gran fermento tra noi e preoccupazione perché c’era maltempo. Poi smise di piovere ed eravamo felici”. Un festival, quindi, che fa parte della sua vita, anche se Olivia Lanza ammette di non poterlo vedere ogni anno, perché non vive a Palazzolo. “Il bello a quei tempi era cantare sulla scalinata – ricorda – era una sensazione bellissima. Beh questo potrebbe tornare. Il palco sulla piazza, mi sembra come se sia una cosa messa da parte”. Un ricordo caro: la premiazione con la coppa che le consegnò padre Baglieri.